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COMUNICATI dei Consiglieri Regionali

Case Popolari: Marche

By 20 Luglio 2021No Comments

Approvata dal Consiglio regionale delle Marche la legge che modifica il sistema delle politiche abitative.

Passa l’idea della consigliera Micaela Vitri di estendere la riserva alle vittime di violenza domestica: “Riservare un alloggio sicuro alle donne vittime di violenza per allontanarle dal contesto dei maltrattamenti e dalla paura di sporgere denuncia, una riforma che dimentica e stravolge la funzione sociale dell’edilizia residenziale pubblica, nata per tutelare il diritto primario alla casa di chi si trova in condizioni di effettivo bisogno”

Andrea Biancani: “Un errore le riserve, limitano il diritto alla casa ai più fragili”

Una legge che conosco bene perché oggetto di una corposa revisione già nel 2018 quando ero presidente della Terza commissione. Ma allora le modifiche furono coerenti con il principio cardine dell’edilizia popolare, cioè garantire soluzioni abitative a tutti i ceti sociali più deboli, e furono condivise e concertate, in particolare con i rappresentanti delle categorie e con gli enti locali, perché sono loro che conoscono esattamente il tessuto sociale di un territorio e hanno consapevolezza di chi ha più bisogno di alloggi, per questo è un errore imporre delle riserve a livello regionale. L’eventuale scelta di destinare un numero di case a una fascia particolare di utenti dovrebbe restare ai Comuni nel momento in cui redigono i bandi, così come era stato previsto 3 anni fa, quando siamo riusciti a trovare un equilibrio equo tra diversi parametri per riconoscere maggiori punteggi: ad esempio la presenza stabile da almeno 5 anni sul territorio regionale, famiglie con soggetti diversamente abili, giovani coppie, nuclei monoparentali. Con questa riforma l’equilibrio è stato stravolto e alcune categorie saranno inevitabilmente agevolate a discapito di altre, con la doppia possibilità di entrare in graduatoria sia come riserve sia per il punteggio. Questo comporta che l’assegnazione delle case non avverrà principalmente in base ai reali bisogni, ma in base all’appartenenza ad una o all’altra categoria». Le nuove norme stabiliscono quote specifiche di riserva, fino ad 1/3 degli alloggi, per le famiglie monoparentali, per i nuclei familiari composti da soggetti al di sotto dei 35 anni, per gli appartenenti alle Forze dell’ordine e al Corpo dei Vigili del Fuoco e per le vittime di violenza domestica, «senza, ad esempio, prevedere riserve per categorie sicuramente fragili come gli anziani e le famiglie con disabili. Se vogliamo davvero aiutare i giovani o le Forze dell’ordine – obietta il Vicepresidente – non dobbiamo utilizzare lo strumento dell’edilizia sovvenzionata, piuttosto investire sull’edilizia agevolata, che prevede, ad esempio, canoni di affitto bassi, con la possibilità del riscatto, rivolta a chi ha prospettive di miglioramento delle condizioni di vita nel futuro e comunque con un reddito che gli consente di pagare affitti calcolati in base alle proprie possibilità. E’ un errore creare per loro riserve rigide nell’edilizia sovvenzionata, che nasce per dare risposte alle fasce sociali più fragili. Non mi sembra una scelta che risponde all’emergenza casa e alle nuove povertà. Alle Forze dell’ordine viene riconosciuta una corsia preferenziale incondizionata, senza limiti di reddito, di residenza nel Comune, di proprietà di altri immobili, che nessun altro ha. Oltretutto, perché non includere anche la polizia locale, l’esercito, la capitaneria di porto? Qual è il criterio adottato? Sono sicuro che gli stessi difensori della legalità e della sicurezza saranno in imbarazzo per questa corsia preferenziale nei confronti di tutti i cittadini e soprattutto nei confronti di quelli con maggiori disagi economici e sociali». Forti dubbi anche sull’articolo che consente di acquistare la casa non esclusivamente all’assegnatario, ma anche ad un componente del nucleo familiare, «rischiando di incentivare l’acquisto non per reale necessità, ma come investimento, magari per rivendere l’immobile, impoverendo il patrimonio dell’Erap e riducendo il turn-over». «Non condivido inoltre l’esclusione di chi detiene o eredita una quota di proprietà di un immobile, ovunque ubicato, non più al 50%, ma al 25%, con obbligo di sommatoria delle quote nell’ipotesi in cui più persone appartenenti allo stesso nucleo familiare siano titolari. Una norma che penalizza prima di tutto le famiglie. Se ad esempio un padre e due figli ereditassero una percentuale di una casa da un nonno che vive dall’altra parte d’Italia, verrebbero esclusi dalle graduatorie delle case popolari nel proprio Comune, qualora raggiungessero il 25% di proprietà. Mi sarei aspettato – conclude – una legge in grado di dare risposte alle nuove emergenze, mentre ci ritroviamo con delle norme che limitano il diritto alla casa proprio a chi ne avrebbe più bisogno».